Fra il suono di una voce su un registratore a bobina Teac anni '70, una lampada ad olio e gli sfondi da primi del '900 della biblioteca del castello, si dipanerà lo spettacolo, itinernate lungo tre stanze, per 40 persone a replica-spiega il regista Luca Rubagotti. Ad accompagnare, fra piano ed archi, le musiche originali dei franciacortini Adriano Lancini e Gabriele Moraschi. Scene di Giacomo Andrico, attori Elena Bettinetti, Erio Bottanelli, Paolo Cominelli, Silvio Gandellini, Luca Pezzoli, Benedetto Rullo, Gianluigi Spini, Daniele Squassina.
Perché non parla questo cannocchiale? Perché non può-autore del testo e interprete-o fa molta fatica. Il cannocchiale è lo strumento perfezionato e utilizzato da Galileo, che però morirà prigioniero. Galileo fece anche una sorta di teoria della relatività, di cui si servì Einstein per elaborare la propria.
Quindi lo spettacolo parla pure dell'oggi? "Si parla del '600, ma l'ambientazione riporta anche agli anni '70 del Novecento, subito dopo il '68, età di grandi promesse spesso non mantenute. Perché la limitatezza mentale, ai tempi di Galileo come oggi, non ha colore politico. E così l'apertura, quella che cercano, e in parte troveranno, in qualche potente protettore, i fondatori dell' Accademia del Cimento. Durerà solo 10 anni, ma, portando avanti il metodo sperimentale di Galileo, contro tutte le false certezze, ha fatto la storia della scienza".
Simone Tonelli
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