"Fisionomie dell'uomo delinquente" ha debuttato l'altra sera in via Calatafimi 8/c, sede del teatro Telaio. Lavoro in buona parte basato sull'adattamento (molto libero) della celebre commedia musicale "L'opera del mendicante"del britannico del '700 John Gay (il testo che due secoli più tardi avrebbe ispirato Brecht per la sua "Opera da tre soldi". Sottolineato il merito ai due gruppi teatrali uniti (Teatro del Caminetto e Nickel Odeon teatro) ed alla regista Paola Bea di aver trovato il modo di far lavorare attori con qualche anno di esperienza ed altri invece alle prime armi, va pure rilevato che "Fisionomie..." non appare del tutto soddisfacente, nonostante la curiosità dell'assunto e un incipit insolito, che vede gli interpreti far litigiosa passerella fra il pubblico che attende di entrare in sala.
A non funzionare è la cornice del conferenziere, che non si sposa con il resto dello spettacolo, ed è stata scelta una recitazione che facesse avvertire di meno il dislivello degli interpreti; ma il livellamento è avvenuto in basso, con una sorta di continuo "berciare" e di ricorso al gridato. L'altra sera solo Marina Allegro ha saputo brillare quale spiritosamente sgraziata e volgare figlia del commissario; buoni la farmacista di Elena Bettinetti e ed il coro dei "delinquenti" Alessandro Cadonna, luigi Montini, Davide D'Antonio, Vittorio Guindani e Carlo Sanna.
Marco Bertoldi
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